Il Lambrusco Rosso dei Concari è stato consigliato dalla guida L’Espresso edizione 2018.
Un lavoro che si fa fatica anche a immaginare: sono stati 20mila i vini assaggiati dai collaboratori della Guida per compilare questo vademecum del wine lover, giunto alla 16esima edizione.
L’obiettivo è raccontare con descrizioni e dati le 1500 etichette consigliate dalla squadra capitanata dai curatori Andrea Grignaffini e Antonio Paolini e dal direttore Enzo Vizzari.
Un po’ taccuino di appunti per esperti, un po’ Bignami del corso da sommelier per principianti, col suo passare da puntuali note di degustazione alle indicazioni su come conservare il vino (che si abbia una cantina o meno), come servirlo nei calici più adatti, come abbinarlo a tavola. Senza contare il glossario che, alla fine del compatto volume di 432 pagine, sta lì come sussidiario a spiegare i concetti di muffa nobile e tipicità, come pure a riconoscere i sentori empireumatici o di gariga.
Perché, per fortuna, non bisogna essere degli addetti ai lavori per entrare in un’enoteca e comprare una bottiglia, ma se si hanno gli strumenti per capire quello che l’enotecario racconta, ben venga.
Insomma il target della Guida I vini d’Italia sono tutti, ciascuno col suo motivo diverso che lo spinge a comprare o assaggiare un vino: che sia l’edonismo di chi è interessato alla dimensione della godibilità, alla “bevibilità” dei vini (ce n’è una bella rassega nella sezione “I 100 vini da bere subito”; che sia il pragmatismo e il gusto di “fare un affare” di chi va alla ricerca del miglior rapporto performance/prezzo (la lista di riferimento è allora quella dei “100 vini da comprare”); o il piacere dell’attesa, il senso dell’investimento di chi è interessato al potenziale di invecchiamento (ed ecco la lista della promessa lingevità: “i 100 vini da conservare).
Tra le novità, la sezione “I 100 vini da riassaggiare”, pensato per dare un’ulteriore prospettiva al consumatore, quella evolutiva. In questa lista – che non è una classifica perché sono menzionate in ordine cronologico, dal 2013 al 1985, si trovano vecchie annate considerate meritevoli se non indimenticabili (che ancora si trovano in giro, perché i produttori sono stati lungimiranti o i ristoratori bravi collezionisti).
L’attenzione al territorio, inoltre, si esprime in un sistema di catalogazione dei vini denominazione per denominazione per ciascuna regione. Così ogni doc ha una sua mini classifica interna.
Per maggiori informazioni sulla guida: http://www.guideespresso.it